Condividi l'articolo L'energia è occidentale ma finanziata a Oriente - di Loretta Napoleoni: Un tempo i governi occidentali finanziavano le grandi opere pubbliche e ...
Un tempo i governi occidentali finanziavano le grandi opere pubbliche e le infrastrutture energetiche. La ricchezza che questi investimenti producevano spesso si traduceva in progetti architettonici, che hanno trasformato le grandi capitali europee e statunitensi nelle sfavillanti icone del benessere post bellico. Oggi i finanziamenti per questo tipo di attività arrivano dall'Oriente, ed in particolare dalla Cina; da Paesi che da più di un decennio attirano anche i maggiori talenti architettonici occidentali. Gran parte degli edifici futuristici delle metropoli orientali, da Singapore a Shanghai, da Kuala Lumpur ad Hong Kong, portano la loro firma.
Ormai siamo noi ad andare in Cina o a Dubai ad ammirare i nuovi grattacieli e gli orientali non vengono più in Europa soltanto per visitarne i monumenti, ma per fare investimenti. In un continente relativamente povero di risorse energetiche, è naturale che l'industria dell'energia presenti le maggiori opportunità per il capitale straniero. Ciò spiega perché dal 2005, da quando Pechino ha lanciato la politica di penetrazione dei mercati esteri attraverso l'acquisto di pacchetti di minoranza in imprese strategiche, l'Europa ne è stata tra le maggiori beneficiarie. In prima fila c'è la Svizzera, dove i cinesi hanno investito più di sette miliardi di sterline nel settore dell'energia, segue a ruota la Francia, con più di sei miliardi ed il Regno Unito con quasi cinque.
L'ultimo accordo, che risale a pochi giorni fa, è stato stipulato dal governo britannico con due imprese cinesi - China National Nuclear Group e China General Nuclear Power - per la costruzione di due reattori nucleari nel sud est dell'Inghilterra, attraverso una joint venture che include anche interessi francesi.
Il governo di sua maestà avrebbe offerto agli investitori cinesi tra il 30 ed il 40 per cento del progetto, il cui costo si aggira attorno ai 14 miliardi di sterline. Sebbene si tratti di azionariato di minoranza, Londra non esclude che nel lungo periodo la Cina possa diventare socio di maggioranza. Se ciò avvenisse interessi cinesi controllerebbero una fetta dell'approvvigionamento energetico inglese; un fenomeno nuovo per il Vecchio continente. In cambio Pechino ha assicurato al cancelliere dello scacchiere, George Osborne, che imprese britanniche potranno investire nel mercato dei capitali cinesi, dove non è affatto facile accedere per gli stranieri. Un fondo anche questo è un fenomeno fuori dal comune.
Fonte: www.caffe.ch